Pur nella loro irriducibile specificità, il linguaggio verbale e il linguaggio iconico si somigliano.Concentrando l’attenzione su una serie di dipinti di scuola veneta, compresi tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento (da Bellini a Bordone, passando per Carpaccio, Cima, Giorgione, Palma, Lotto, Tiziano e altri), il saggio di Alessandro Rossi pone in evidenza tale somiglianza. Lo fa riconoscendo nelle opere studiate un’analoga tipologia di struttura compositiva che, al di là dello stile personale di ogni singolo autore e dei soggetti rappresentati, permette alle figure protagoniste di tali dipinti di inscenare una sorta di drammaturgia, composta da posture, sguardi e gesti, da interpretarsi quale grammatica base di una “narrazione iconica” in grado di sovrapporre dimensioni spazio-temporali diverse nella fissità della scena dipinta, sia che questa rappresenti un ritratto di famiglia, un episodio religioso o un’allegoria. Attraverso un’articolata analisi iconologica e semiotica l’autore fa emergere il “contenuto strutturale” che accomuna le opere in esame, riconoscendone il potere esortativo, che invita l’osservatore a leggere il visibile, lasciandosi al tempo stesso turbare dal visuale, che solo l’immagine nel suo eloquente silenzio può manifestare. “Non siamo più di fronte a semplici questioni di iconografia; – direbbe padre Giovanni Pozzi – ma siamo saliti più in alto, sul terreno dove si confrontano le possibilità espressive dei due diversi mezzi di comunicazione”.

Sguardi dalla seconda fila. Composizione e narrazione iconica nella pittura veneta del Cinquecento

ROSSI A
2015-01-01

Abstract

Pur nella loro irriducibile specificità, il linguaggio verbale e il linguaggio iconico si somigliano.Concentrando l’attenzione su una serie di dipinti di scuola veneta, compresi tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento (da Bellini a Bordone, passando per Carpaccio, Cima, Giorgione, Palma, Lotto, Tiziano e altri), il saggio di Alessandro Rossi pone in evidenza tale somiglianza. Lo fa riconoscendo nelle opere studiate un’analoga tipologia di struttura compositiva che, al di là dello stile personale di ogni singolo autore e dei soggetti rappresentati, permette alle figure protagoniste di tali dipinti di inscenare una sorta di drammaturgia, composta da posture, sguardi e gesti, da interpretarsi quale grammatica base di una “narrazione iconica” in grado di sovrapporre dimensioni spazio-temporali diverse nella fissità della scena dipinta, sia che questa rappresenti un ritratto di famiglia, un episodio religioso o un’allegoria. Attraverso un’articolata analisi iconologica e semiotica l’autore fa emergere il “contenuto strutturale” che accomuna le opere in esame, riconoscendone il potere esortativo, che invita l’osservatore a leggere il visibile, lasciandosi al tempo stesso turbare dal visuale, che solo l’immagine nel suo eloquente silenzio può manifestare. “Non siamo più di fronte a semplici questioni di iconografia; – direbbe padre Giovanni Pozzi – ma siamo saliti più in alto, sul terreno dove si confrontano le possibilità espressive dei due diversi mezzi di comunicazione”.
2015
9788857228204
Pittura veneta
Cinquecento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11768/113790
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