Filo conduttore dei quattro saggi qui riuniti è l’idea secondo cui gli stili pittorici e gli schemi iconografici possano esprimere qualcosa di ulteriore rispetto alla loro valenza estetica e storico-artistica. Un’ulteriorità concettuale che si concretizza nella prossimità della forma visibile, resa a sua volta pensabile dalla consapevolezza di poter concepire la Storia dell’arte non solo ed esclusivamente come una disciplina storica ma anche come un’ermeneutica dell’esperienza umana. Riconoscere nelle componenti antropologiche integrate nell’opera d’arte l’alimento stesso della forma dell’opera e in questa stessa forma l’essenza del contenuto che l’opera veicola è uno dei principi che anima la presente ricerca. In questo senso la pittura barocca – da quella degli albori, post-manierista e controriformata della produzione lombarda del Morazzone fino alla stagione finale, qui rappresentata dal cilentano Paolo De Matteis, passando attraverso il caravaggismo lorenese di Georges de La Tour, il “barocco naturalistico” del ligure Orazio De Ferrari e la “commutazione energetica” di Rembrandt – rivela tutta la sua ricchezza concettuale, dimostrando quanto la metafora della piega deleuziana riesca a esprimere l’idea che l’immagine sia il fuori del pensiero e al tempo stesso sia la forza che si scatena dentro di esso.
La Storia dell’arte in dialogo. Singolarità formali e paradigmi antropologici nella pittura barocca
Alessandro Rossi
2022-01-01
Abstract
Filo conduttore dei quattro saggi qui riuniti è l’idea secondo cui gli stili pittorici e gli schemi iconografici possano esprimere qualcosa di ulteriore rispetto alla loro valenza estetica e storico-artistica. Un’ulteriorità concettuale che si concretizza nella prossimità della forma visibile, resa a sua volta pensabile dalla consapevolezza di poter concepire la Storia dell’arte non solo ed esclusivamente come una disciplina storica ma anche come un’ermeneutica dell’esperienza umana. Riconoscere nelle componenti antropologiche integrate nell’opera d’arte l’alimento stesso della forma dell’opera e in questa stessa forma l’essenza del contenuto che l’opera veicola è uno dei principi che anima la presente ricerca. In questo senso la pittura barocca – da quella degli albori, post-manierista e controriformata della produzione lombarda del Morazzone fino alla stagione finale, qui rappresentata dal cilentano Paolo De Matteis, passando attraverso il caravaggismo lorenese di Georges de La Tour, il “barocco naturalistico” del ligure Orazio De Ferrari e la “commutazione energetica” di Rembrandt – rivela tutta la sua ricchezza concettuale, dimostrando quanto la metafora della piega deleuziana riesca a esprimere l’idea che l’immagine sia il fuori del pensiero e al tempo stesso sia la forza che si scatena dentro di esso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.