È dal vocabolario del teatro classico, quello della tragedia di cui parla Aristotele nella Poetica, che proviene il significato originario della parola catastrofe. La catastrofe è l’evento drammatico significativo, la svolta che decide il finale di una narrazione o di un dramma, il suo esito funesto, il compiersi luttuoso del destino dell’eroe tragico. Nell’epoca barocca il teatro come metafora del mondo e il mondo concepito come una scena teatrale (theatrum mundi), orientano gli esseri umani a concepirsi come spettatori di uno spettacolo il cui copione è stato scritto da Dio. è possibile formulare l’ipotesi che all’affermarsi dell’uso comune della parola, cioè all’imporsi del senso moderno della catastrofe in totale indipendenza dal significato drammaturgico antico, abbia dato un contributo decisivo proprio la spettacolarizzazione del terremoto di Lisbona. A testimoniare puntualmente il cambiamento sopravvenuto nel significato della parola catastrofe è, infatti, il riferimento alle pagine del libro più emblematico della cultura dell’illuminismo, ovvero l’Encyclopédie. La catastrofe moderna, a differenza di quella antica focalizzata sull’eroe, sul protagonista tragico, colpisce soggetti collettivi, masse, moltitudini, popolazioni, spesso accomunate soltanto dalla medesima condizione accidentale di esserne vittime. l’elemento di continuità nella storia dell’idea di catastrofe è dato dall’importanza dello spettatore. Ciò che distingue la parola “catastrofe” dai suoi molteplici sinonimi, suggerendo un uso specializzato del termine estraneo alle abitudini del linguaggio comune, è che essa presuppone un’implicazione ineludibile con l’idea di spettacolo. Catastrofe non è, quindi, una distruzione qualsiasi, bensì lo spettacolo della distruzione. È infatti questa concezione della catastrofe come spettacolo ciò che emerge nelle parole dei filosofi e degli intellettuali illuministi chiamati a raccolta dall’evento del sisma di Lisbona. Lo spettacolo della catastrofe non può essere rimosso, né la condizione dello spettatore può essere disertata. Così lo spettatore empirico, che occasionalmente può assistere, come nel tópos lucreziano, alla catastrofe del naufragio - quello spettatore, cioè, che dall’antichità classica giunge fino alle soglie del Settecento -, diventa, con il terremoto di Lisbona, lo spettatore trascendentale dell’illuminismo, il soggetto del catechismo morale che d'ora in poi andrà a rioccupare il termine "umanità".

Catastrofe con spettatore. Metamorfosi moderna di un'idea / Tagliapietra, Andrea. - 301:(2023), pp. 25-40.

Catastrofe con spettatore. Metamorfosi moderna di un'idea

Andrea Tagliapietra
2023-01-01

Abstract

È dal vocabolario del teatro classico, quello della tragedia di cui parla Aristotele nella Poetica, che proviene il significato originario della parola catastrofe. La catastrofe è l’evento drammatico significativo, la svolta che decide il finale di una narrazione o di un dramma, il suo esito funesto, il compiersi luttuoso del destino dell’eroe tragico. Nell’epoca barocca il teatro come metafora del mondo e il mondo concepito come una scena teatrale (theatrum mundi), orientano gli esseri umani a concepirsi come spettatori di uno spettacolo il cui copione è stato scritto da Dio. è possibile formulare l’ipotesi che all’affermarsi dell’uso comune della parola, cioè all’imporsi del senso moderno della catastrofe in totale indipendenza dal significato drammaturgico antico, abbia dato un contributo decisivo proprio la spettacolarizzazione del terremoto di Lisbona. A testimoniare puntualmente il cambiamento sopravvenuto nel significato della parola catastrofe è, infatti, il riferimento alle pagine del libro più emblematico della cultura dell’illuminismo, ovvero l’Encyclopédie. La catastrofe moderna, a differenza di quella antica focalizzata sull’eroe, sul protagonista tragico, colpisce soggetti collettivi, masse, moltitudini, popolazioni, spesso accomunate soltanto dalla medesima condizione accidentale di esserne vittime. l’elemento di continuità nella storia dell’idea di catastrofe è dato dall’importanza dello spettatore. Ciò che distingue la parola “catastrofe” dai suoi molteplici sinonimi, suggerendo un uso specializzato del termine estraneo alle abitudini del linguaggio comune, è che essa presuppone un’implicazione ineludibile con l’idea di spettacolo. Catastrofe non è, quindi, una distruzione qualsiasi, bensì lo spettacolo della distruzione. È infatti questa concezione della catastrofe come spettacolo ciò che emerge nelle parole dei filosofi e degli intellettuali illuministi chiamati a raccolta dall’evento del sisma di Lisbona. Lo spettacolo della catastrofe non può essere rimosso, né la condizione dello spettatore può essere disertata. Così lo spettatore empirico, che occasionalmente può assistere, come nel tópos lucreziano, alla catastrofe del naufragio - quello spettatore, cioè, che dall’antichità classica giunge fino alle soglie del Settecento -, diventa, con il terremoto di Lisbona, lo spettatore trascendentale dell’illuminismo, il soggetto del catechismo morale che d'ora in poi andrà a rioccupare il termine "umanità".
2023
9788846768339
catastrofe, spettatore, terremoto di Lisbona, illuminismo, Voltaire, Rousseau
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11768/158516
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