Scopo di questo lavoro è indagare il rapporto che sussiste tra l’empatia e la motivazione ad agire moralmente a vantaggio delle generazioni future (Brown et al. 2019). La ricerca – empirica e filosofica – contemporanea ha, infatti, mostrato i molti limiti dell’empatia: essa è più forte con chi è più vicino e più simile a noi. Tali limiti rendono l’empatia spesso troppo ristretta e parrocchiale (Fuchs, 2019; Bloom, 2017; Oakley, 2011; Prinz, 2011). Ci si può pertanto chiedere se essa sia una guida affidabile per motivare i soggetti ad agire moralmente nei confronti delle generazioni future, che sono per definizione lontane da noi. Sosterrò, pertanto, che l’empatia e le emozioni immediate sono insufficienti per gestire il caso delle generazioni future – e, più in generale, tutti i casi in cui sono implicati altri distanti. In secondo luogo, discuterò la possibilità che le emozioni regolate e la simpatia svolgano questo ruolo. Infatti, regolando ed educando le emozioni, si aggiunge una componente cosciente o “razionale”, che permetterebbe di evitare i pregiudizi e le limitazioni a cui sono soggetti i fenomeni affettivi immediati (Sauer, 2012, 2017; Kauppinen, 2014, 2017). Tale componente “razionale” permetterebbe anche di fornire un criterio per distinguere i casi in cui le emozioni ci spingono in direzioni moralmente accettabili da quelli in cui gli esiti sono inaccettabili. Infine, verrà considerata la tradizione sentimentale, con particolare attenzione alle tesi di Adam Smith (Smith, 1790). La simpatia dello spettatore imparziale costituisce, infatti, un esempio di come una sintonizzazione emotiva regolata ed educata permette di affrontare alcune delle numerose questioni morali che le generazioni future solleveranno.

Empatia e generazioni future / Songhorian, S.. - (2024), pp. 331-337.

Empatia e generazioni future

Songhorian S.
2024-01-01

Abstract

Scopo di questo lavoro è indagare il rapporto che sussiste tra l’empatia e la motivazione ad agire moralmente a vantaggio delle generazioni future (Brown et al. 2019). La ricerca – empirica e filosofica – contemporanea ha, infatti, mostrato i molti limiti dell’empatia: essa è più forte con chi è più vicino e più simile a noi. Tali limiti rendono l’empatia spesso troppo ristretta e parrocchiale (Fuchs, 2019; Bloom, 2017; Oakley, 2011; Prinz, 2011). Ci si può pertanto chiedere se essa sia una guida affidabile per motivare i soggetti ad agire moralmente nei confronti delle generazioni future, che sono per definizione lontane da noi. Sosterrò, pertanto, che l’empatia e le emozioni immediate sono insufficienti per gestire il caso delle generazioni future – e, più in generale, tutti i casi in cui sono implicati altri distanti. In secondo luogo, discuterò la possibilità che le emozioni regolate e la simpatia svolgano questo ruolo. Infatti, regolando ed educando le emozioni, si aggiunge una componente cosciente o “razionale”, che permetterebbe di evitare i pregiudizi e le limitazioni a cui sono soggetti i fenomeni affettivi immediati (Sauer, 2012, 2017; Kauppinen, 2014, 2017). Tale componente “razionale” permetterebbe anche di fornire un criterio per distinguere i casi in cui le emozioni ci spingono in direzioni moralmente accettabili da quelli in cui gli esiti sono inaccettabili. Infine, verrà considerata la tradizione sentimentale, con particolare attenzione alle tesi di Adam Smith (Smith, 1790). La simpatia dello spettatore imparziale costituisce, infatti, un esempio di come una sintonizzazione emotiva regolata ed educata permette di affrontare alcune delle numerose questioni morali che le generazioni future solleveranno.
2024
empatia, generazioni future
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