A partire da una rilettura del concetto rawlsiano di ragionevolezza intendiamo, in questo contributo, avanzare alcune considerazioni sull’irragionevolezza e sull’irrazionalità dei cittadini britannici davanti alla Brexit, che prendiamo come caso esemplare di vulnerabilità epistemica, data la pervasività di disinformazione e misinformazione esacerbate dall’uso dei cosiddetti nuovi media. L’ipotesi che viene avanzata è che la scelta degli elettori a favore della Brexit non si possa semplicemente ricondurre a una forma di pluralismo dei punti di vista, ovvero a un’espressione di dissenso comunque ragionevole, innestato cioè su uno sfondo di valori politici condivisi. Infatti, le credenze abbracciate dai cittadini sono state artatamente alimentate da una concertata manipolazione delle notizie – ovvero dalla diffusione di notizie false – a opera di alcuni gruppi interessati alla realizzazione della Brexit. In questo senso, il risultato del referendum non sarebbe l’esito di una protesta, ovvero di un disallineamento rispetto all’ordine istituzionale, da parte della popolazione, bensì il prodotto di una condotta irragionevole e irrazionale in quanto frutto di inganno. A sostegno di questa tesi, (1) partiamo da una rilettura della nozione di irragionevolezza rawlsiana valutandone le implicazioni politiche, e (2) integrandola con una certa idea di irrazionalità (3) mostriamo come si siano manifestate nel caso della Brexit, anche se in una nuova forma, dato che dipendono da una manipolazione delle informazioni; (4) riteniamo di poter dunque parlare di una forma di irragionevolezza colpevole dei cittadini, dei decisori politici e dei media (che rimanda a precise responsabilità) e sottolineiamo, (5) come considerazione finale, il bisogno di pensare a nuove reti di protezione per le nostre democrazie.
IRRAGIONEVOLEZZA, IRRAZIONALITÀ E FAKE NEWS. IL CASO BREXIT / Sala, Roberta; Russo, Maria. - (2024), pp. 265-285.
IRRAGIONEVOLEZZA, IRRAZIONALITÀ E FAKE NEWS. IL CASO BREXIT
roberta salaPrimo
;maria russoSecondo
2024-01-01
Abstract
A partire da una rilettura del concetto rawlsiano di ragionevolezza intendiamo, in questo contributo, avanzare alcune considerazioni sull’irragionevolezza e sull’irrazionalità dei cittadini britannici davanti alla Brexit, che prendiamo come caso esemplare di vulnerabilità epistemica, data la pervasività di disinformazione e misinformazione esacerbate dall’uso dei cosiddetti nuovi media. L’ipotesi che viene avanzata è che la scelta degli elettori a favore della Brexit non si possa semplicemente ricondurre a una forma di pluralismo dei punti di vista, ovvero a un’espressione di dissenso comunque ragionevole, innestato cioè su uno sfondo di valori politici condivisi. Infatti, le credenze abbracciate dai cittadini sono state artatamente alimentate da una concertata manipolazione delle notizie – ovvero dalla diffusione di notizie false – a opera di alcuni gruppi interessati alla realizzazione della Brexit. In questo senso, il risultato del referendum non sarebbe l’esito di una protesta, ovvero di un disallineamento rispetto all’ordine istituzionale, da parte della popolazione, bensì il prodotto di una condotta irragionevole e irrazionale in quanto frutto di inganno. A sostegno di questa tesi, (1) partiamo da una rilettura della nozione di irragionevolezza rawlsiana valutandone le implicazioni politiche, e (2) integrandola con una certa idea di irrazionalità (3) mostriamo come si siano manifestate nel caso della Brexit, anche se in una nuova forma, dato che dipendono da una manipolazione delle informazioni; (4) riteniamo di poter dunque parlare di una forma di irragionevolezza colpevole dei cittadini, dei decisori politici e dei media (che rimanda a precise responsabilità) e sottolineiamo, (5) come considerazione finale, il bisogno di pensare a nuove reti di protezione per le nostre democrazie.File | Dimensione | Formato | |
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