Tradizionalmente lo studio del linguaggio tende ad astrarre da ogni specificità sociale, culturale o di genere dei parlanti. È solo in tempi piuttosto recenti che si è cominciato a mettere in discussione questa supposta neutralità dell’indagine sul linguaggio, e l’idealizzazione delle situazioni comunicative che ne è conseguenza: viene sottolineato il ruolo cruciale del linguaggio nella costruzione e nella modifica delle nostre multiformi identità e, più in generale, della realtà sociale. Questa consapevolezza è al cuore della riflessione femminista, da sempre molto critica sul modo tradizionale di fare filosofia: la filosofia del linguaggio è vista come espressione di un punto di vista teorico maschile e lontano dagli obiettivi di critica delle strutture di potere e oppressione, e di azione politica di emancipazione. In una prospettiva femminista, invece, il linguaggio deve essere studiato in contesti concreti, in quanto usato da soggetti in carne e ossa, dotati di un genere o impegnati a costruirlo e modificarlo; riflessioni analoghe vengono condotte per la situazione socio-economica, la razza, o l’orientamento sessuale dei parlanti. Il linguaggio viene identificato come uno dei luoghi chiave dell’oppressione e dell’ingiustizia. Ponendomi all’interno di questa prospettiva, cercherò di mettere a fuoco una famiglia di categorie teoriche (ingiustizia discorsiva, asimmetria conversazionale, indebolimento o amplificazione o distorsione illocutoria) utilizzate per rendere conto di un particolare fenomeno discorsivo: l’appartenenza a un gruppo sociale svantaggiato (per genere, razza, orientamento sessuale, religione) rende difficile, e a volte impossibile, il compimento di certi atti linguistici, annulla o distorce la possibilità di fare cose con le parole. Le parole dei gruppi oppressi avrebbero, in quest’ottica, meno potere performativo, meno capacità di far presa sulla realtà e di agire nel mondo sociale.

Ingiustizia discorsiva

C. Bianchi
Primo
2018-01-01

Abstract

Tradizionalmente lo studio del linguaggio tende ad astrarre da ogni specificità sociale, culturale o di genere dei parlanti. È solo in tempi piuttosto recenti che si è cominciato a mettere in discussione questa supposta neutralità dell’indagine sul linguaggio, e l’idealizzazione delle situazioni comunicative che ne è conseguenza: viene sottolineato il ruolo cruciale del linguaggio nella costruzione e nella modifica delle nostre multiformi identità e, più in generale, della realtà sociale. Questa consapevolezza è al cuore della riflessione femminista, da sempre molto critica sul modo tradizionale di fare filosofia: la filosofia del linguaggio è vista come espressione di un punto di vista teorico maschile e lontano dagli obiettivi di critica delle strutture di potere e oppressione, e di azione politica di emancipazione. In una prospettiva femminista, invece, il linguaggio deve essere studiato in contesti concreti, in quanto usato da soggetti in carne e ossa, dotati di un genere o impegnati a costruirlo e modificarlo; riflessioni analoghe vengono condotte per la situazione socio-economica, la razza, o l’orientamento sessuale dei parlanti. Il linguaggio viene identificato come uno dei luoghi chiave dell’oppressione e dell’ingiustizia. Ponendomi all’interno di questa prospettiva, cercherò di mettere a fuoco una famiglia di categorie teoriche (ingiustizia discorsiva, asimmetria conversazionale, indebolimento o amplificazione o distorsione illocutoria) utilizzate per rendere conto di un particolare fenomeno discorsivo: l’appartenenza a un gruppo sociale svantaggiato (per genere, razza, orientamento sessuale, religione) rende difficile, e a volte impossibile, il compimento di certi atti linguistici, annulla o distorce la possibilità di fare cose con le parole. Le parole dei gruppi oppressi avrebbero, in quest’ottica, meno potere performativo, meno capacità di far presa sulla realtà e di agire nel mondo sociale.
2018
978-887578724-0
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11768/75662
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact