LA NOZIONE DI “CLASSICO”. STORIA DELL’IDEA DI CLASSICITÀ. IL PROBLEMA DELLO STUDIO DELLE MATERIE UMANISTICHE.

Reference to the word ‘classic’ inevitably means having to look to the past and direct our gaze towards a civilization, namely the Greek civilisation, which – and above all others – may be considered the cultural and moral ‘homeland’ of Europe. Etymologically, ‘classic’ does not derive from the Greek, but from the Latin adjective classicus. Over the times, the word ‘classic’ thus becomes the bearer of countless meanings, taking on new instances, without ever losing its past ones: an authoritative work that can be referenced is a classic, classic is juxtaposed with modern, classic (or classical) is used to talk about a chronological period that can vary (at times only Greek civilization is defined as ‘classical’, other times the concept is extended to the Roman civilization), moderns are also classical to the extent that they decide to conform to ancient models, and classic describes an aesthetic category, capable of grouping within itself works that have harmony, measure, and balance. The debate that starts with the need to define what the ‘classics’ are (among those who want or do not want to link the word ‘classic’ to the Greco-Roman era) falls flat when it comes to ‘classical studies’. This expression has a single meaning: ‘classical studies’ necessarily means the literature, art, culture, history, philosophy, and languages of the ancient world and. Debate, in this case, focuses instead on asking whether these ‘classical studies’ still have a raison d’être. A struggle is created between ‘classicists’ and ‘anti-classicists’, between those who defend classical studies and those who would like to see them abolished from school curricula due to their uselessness and to increase the amount of time dedicated to scientific subjects.

Parlare di “classico” significa sapere, volere, dover volgere lo sguardo inevitabilmente ad un tempo passato e direzionarlo verso una civiltà, quella greca, che – tra tutte e più di tutte – può considerarsi la “patria” culturale e morale dell’Europa. “Classico” etimologicamente non deriva dal greco, bensì dall’aggettivo latino classicus. Con il passare del tempo, la parola “classico” diventa portatrice di innumerevoli significati, accoglie nuove istanze, senza mai perdere quelle passate: classico è un’opera autorevole a cui poter ricorrere, classico è ciò che si contrappone a moderno, classico si utilizza per parlare di un periodo cronologico che può variare (a volte si definisce “classica” solo la civiltà greca, altre si amplia tale concetto anche per la civiltà romana), classici sono anche i moderni nella misura in cui decidono di seguire una conformità con i modelli antichi, classico diviene una categoria estetica, capace di raccogliere dentro sé le opere che hanno armonia, misura ed equilibrio. Il dibattito che si avvia con la necessità di definire quali siano i “classici” (tra le posizioni di chi vuole o non vuole legare la parola “classico” all’epoca greco-romana) non si anima quando si parla di “studi classici”. Quest’espressione infatti ha un’unica valenza: con “studi classici” si deve intendere la letteratura, l’arte, la cultura, la storia, la filosofia e le lingue del mondo antico. I dibattiti, in questo caso, vertono invece sul chiedersi se questi “studi classici” abbiano ancora motivo di esistere. Si crea una lotta tra “classicisti” e “anticlassicisti”, tra chi difende lo studio delle materie classiche e chi le vorrebbe abolite dai programmi scolastici per l’inutilità da loro dimostrata e per aumentare le ore dedicate alle materie scientifiche.